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"IT is here, IT is now"

It is here, It is now

The Musical Box
presentano

GENESIS

THE LAMB LIES DOWN ON BROADWAY
Lo spettacolo approvato dai Genesis e da Peter Gabriel

con le 1100 Diapositive Originali della Tournée del 1974/75

 



La nuova line-up dei Musical Box:

Denis Gagné – Lead Vocal, Flute, Percussions

Martin Levac – Drums, Percussions, Vocals

François Gagnon – Electric guitar, 6 and 12 strings acoustic guitar, electric Sitar

Sébastien Lamothe – Bass, Acoustic and Electric Guitar, Bass pedals, Back vocals

Eric Savard – Keyboards, Organ, 12 strings acoustic Guitar, Back vocals

Musical Direction: Sébastien Lamothe

Artistic Direction: Serge Morissette


La recensione di Paolo Scattarreggia tradotta in Inglese

Questo é quanto si leggeva sulla locandina che pubblicizzava i quattro concerti tenuti allo Spectrum di Montreal tra l’11 e il 14 dell’Ottobre 2000, con i quali la cover band canadese The Musical Box ha iniziato una tournée di venti date in cui ha rappresentato, con l’approvazione ufficiale dei Genesis, l’intera performance di The Lamb Lies Down On Broadway. Lunghi mesi di preparativi hanno preceduto questo debutto, e per chi conosce i Musical Box non c’è da sorprendersi… le loro rappresentazioni precedenti, in particolare quella del Selling England Tour, sono state infatti sempre caratterizzate da meticolosissime ricostruzioni che hanno permesso di ricreare con straordinaria fedeltà le performance originali dei Genesis. Riproduzione fedele della musica, straordinaria ricostruzione dei costumi e delle scenografie, impressionante impersonificazione di Peter Gabriel da parte del cantante del gruppo Denis Gagné, sia nel cantare che nel raccontare le famose “storie” che intrattenevano il pubblico tra un brano e l’altro… ma se per il Selling England Tour sono state sfruttate varie testimonianze video, e principalmente ci si é rifatti ai concerti di Montreal dell’Aprile ’74, era lecito chiedersi come sarebbe stata la performance di The Lamb, non esistendo, almeno per quanto si sappia, una completa ed univoca fonte video di questo tour a cui ispirarsi. Grande curiosità dunque da quando, con la presentazione ufficiale del progetto tenutasi a Montreal il 3 e 4 Giugno 2000 si apriva ufficialmente l’attesa per questo evento… un’attesa condivisa da tutti coloro che non hanno mai potuto assistere ai concerti del Lamb Tour dal vivo, concerti che rappresentarono il culmine della evoluzione scenografica e teatrale della musica dei Genesis, che scelsero di comunicare il messaggio di un concept album così complesso attraverso la realizzazione di uno show multimediale, messo in scena almeno vent’anni prima che di multimedialità si cominciasse a parlare. La fila fuori dallo Spectrum comincia a formarsi attorno alle 15… alle 19 aprono i battenti, e alle 21:30 circa le luci del teatro finalmente si spengono… sale l’emozione, l’attesa di compiere per la prima volta un viaggio fantastico nel mondo sotterraneo di Rael, e forse c’è anche un po’ il timore di rimanere delusi da aspettative tanto straordinarie… ecco… si comincia… Il primo impatto é da brivido… capelli corti, viso truccato, giubbotto di pelle nera, jeans e T-shirt bianca… non c’è nemmeno il tempo di mettere a fuoco e capire se Denis é proprio Peter Gabriel o solo gli somiglia straordinariamente che le prime parole echeggiano nel microfono: “Good evening… bonsoir… we have written a big lump of story and music and we’d like to play it for you tonight…” la voce e la pronuncia sono impressionanti… sembra di ascoltare veramente Peter che introduce The Lamb così come tramandatoci dai vari bootleg o dal concerto dello Shrine Auditorium di Los Angeles immortalato negli Archives… le ultime parole, accolte con un boato dal pubblico, sono: “This is the story of Rael”… Da quel momento in poi é magia: appaiono le prime diapositive sui tre schermi posizionati sul palco in alto dietro la band… è il profilo dell’isola di Manhattan a New York… ancora qualche secondo e partono le inconfondibili note dell’intro di The Lamb Lies Down On Broadway… l’effetto è dirompente… mi trovo nella prima fila sotto il palco, poiché ho deciso di seguire da vicino tutti i dettagli durante questo primo concerto… la mia attenzione é immediatamente catturata dal succedersi delle diapositive che i Genesis hanno fornito alla band per questa rappresentazione… sapere che si tratta di copie degli originali utilizzati durante il Tour del 1974/75 mi dà una sensazione speciale, e continuo a seguire quelle immagini avidamente… al tempo stesso studio ogni gesto, ogni sguardo, ogni espressione del viso di Denis-Peter. Il risultato è straordinario! Ogni mossa è studiata ma al tempo stesso naturale, ogni espressione, ogni postura del corpo ci fa pensare di avere davanti il Peter Gabriel di venticinque anni fa… anche gli altri musicisti sono posizionati sul palco esattamente come la band originale, con gli stessi vestiti che Mike, Phil e gli altri indossavano allora… questa volta non dobbiamo chiudere gli occhi per fare un viaggio nel passato… non c’è bisogno dell’immaginazione… è davanti ai nostri occhi… IT IS HERE, IT IS NOW! Tanti i dettagli da assaporare, tantissimi i momenti indimenticabili, molte le risposte a tante piccole curiosità che ci avevano assalito per anni… dopo The Lamb parte Fly on a Windshield, durante la quale, dopo aver cantato le frasi ad inizio brano, Denis-Peter lascia il palco e la ribalta agli altri musicisti, per ricomparire giusto in tempo per afferrare il microfono e darci l’emozione di ascoltare “Echoes of the Broadway Everglades”… scorrono diapositive con i volti di tante stelle del cinema, c’è il Ku Klux Klan, appare Groucho Marx… e ci sono piccoli indimenticabili gesti da cogliere, come quando cantando “smiling at the majorettes smoking Winston cigarettes” Denis, ma ci viene naturale chiamarlo Peter, fa il gesto di fumare ed espellere il fumo della sigaretta dalla bocca… Il primo colpo di scena arriva quando all’inizio di Cuckoo Cocoon un faro azzurro illumina l’angolo in basso a destra del palco dove Rael é sdraiato a terra a torso nudo, cantando al caldo del suo bozzolo, e suonando anche il flauto in quella posizione! Segue una emozionante In The Cage, con Rael ancora senza T-shirt che canta passandosi a tratti l’asta del microfono dietro la schiena, proprio come in quei pochi secondi indimenticabili ripresi allo Shrine e contenuti nel video Genesis – A History… bellissima anche la camminata stile robot lungo il palco durante il ritornello su The Grand Parade, e il gesto con cui Peter sembra tirare delle monete fuori dalla tasca mentre canta “and as the notes and coins, are taken out, I’m taken in, to the factory floor” all’inizio del brano. E’ il momento del secondo intermezzo parlato, con il divertente racconto della prima “romantic adventure” di Rael, e quindi si ricomincia con Back in NYC, pezzo che dal vivo assume una intensità straordinaria, durante il quale Rael, cantando ““When you take up my bottle, filled up with gasoline, you can tell by the night fires where Rael has been, has been”” getta una bottiglia Molotov contro una grande roccia posizionata al centro del palco sotto gli schermi, creando la prima esplosione, con tanto di fiamme, della serata! Qui scopriamo che le foto tante volte viste di Peter e Mike (qui impersonificato dal bravissimo Sébastien Lamothe) che cantano insieme si riferiscono al coro “no time for romantic escapes, when your fluffy heart is ready for rape”... segue una intensissima Hairless Heart, con le diapositive che mostrano una mano in guanto di pelle nera che impugna un rasoio e fotogramma dopo fotogramma rade un cuore bianco di pelliccia (“fluffy heart”) su uno sfondo rosso, realizzando un effetto di grande suggestione visiva. Parte quindi una brillantissima Counting Out Time, durante la quale osserviamo che Denis-Peter si accosta per l’unica volta al batterista, cantando in piedi accanto a lui per alcuni secondi. Arriva poi il momento magico di Carpet Crawlers, interpretata tra luci soffuse e seguita da tutto il pubblico con grande emozione. Quando appare una scala a chiocciola sugli schermi, é l’inizio di una straordinaria The Chamber of 32 Doors, che tra diapositive del Prete e del Prestigiatore (“the Priest and the Magician”), del Padre e della Madre (“my Father to the left of me, my Mother to the right”), chiude in maniera toccante la prima metà del concerto. Il terzo ed ultimo intermezzo parlato é il più lungo ed il più divertente, con la citazione delle Lamia, dello Slipperman e del famigerato Doktor Dyper. Puntualmente ogni sera Denis-Peter ripete la presa in giro degli altri componenti della band, scelti a turno come riferimento per spiegare quanto siano disgustose le fattezze dello Slipperman! Torna la musica con Lilywhite Lilith (introdotta dal “one, two, three, four” del batterista), e poi arriva un momento che rimarrà per me tra i più straordinari ed indimenticabili del concerto: The Waiting Room. Personalmente ho sempre considerato questo brano interessante, soprattutto perché per i Genesis si trattava dell’unico momento in cui vi fosse un qualche grado di improvvisazione (concetto piuttosto estraneo ad una band così perfezionista), ma non l’ho mai collocato in cima alla lista delle mie preferenze assolute. Ebbene, dal vivo The Waiting Room diventa davvero The Evil Jam (così la band chiamò questo brano nella sua registrazione live), assumendo un fascino ed una forza straordinari, con il suo incredibile crescendo che, secondo dopo secondo, ci porta al coinvolgente finale durante il quale i fari che illuminano il palco vengono rivolti verso il pubblico, creando un effetto visivo estremamente suggestivo, che rappresenta l’incontro di Rael con la luce accecante che avviene durante il brano, effetto che posso apprezzare interamente nella sua bellezza dalla mia posizione nella galleria in alto di fronte al palco durante il concerto dell’ultima sera. Ma c’è di più. Durante la parte finale del brano, dietro agli schermi appare un ombra in movimento… é una creatura (interpretata naturalmente da Denis-Peter) dalle fattezze inquietanti, con lunghe mani ed unghie che si agitano trasmettendo una sensazione di turbamento… sembra che questa sequenza sia stata aggiunta a seguito dell’apparizione di un filmato privato di circa 15 minuti di uno dei tre concerti di Liverpool dell’Aprile ’75, giunto nelle mani della band solo qualche giorno prima del debutto allo Spectrum. Una novità questa, davvero assoluta, e di straordinaria suggestione visiva! C’è stupore e commozione tra il pubblico, che urla ed applaude, ma si ha giusto il tempo di assorbire l’emozione che partono le note del piano che introducono Anyway. Rael questa volta é sdraiato col suo giubbotto di pelle nera nell’angolo alla sinistra del palco, da dove ci racconta come vede avvicinarsi la morte (Rael porta la mano all’orecchio quando, sdraiato in terra, canta “Anyway, they say she comes on a pale horse, but I’m sure I hear a train”). Quindi il nostro eroe si siede per cantare il brano successivo, che celebra l’arrivo del Supernatural Anaesthetist, al termine del quale un breve bridge musicale permette dei movimenti di preparazione sul palco avvolto nel buio… E siamo ad uno dei momenti più belli e spettacolari del concerto… alle prime note di The Lamia, appare un grande cilindro di tela, rischiarato da una leggera luce viola, su cui sono rappresentati i corpi delle Lamia… quando cominciano le parole “Rael stands astonished, doubting his sight”, il cilindro viene illuminato di una luce azzurro-verde e comincia a girare (come immortalato dalle celebri foto di Armando Gallo). All’interno si intravede la silhouette di Denis-Peter, che crea il movimento facendo ruotare il cilindro con una mano. Questo movimento si interrompe al termine della strofa per ripetersi poi successivamente, fino a quando, sulle note del piano che precedono la fase finale del brano, il cilindro illuminato si abbassa lentamente ed appare Rael in un costume bianco fosforescente con le braccia levate al cielo… ancora qualche secondo e partono le parole: “Looking behind me, the water turns icy blue, the lights are dimmed and once again the stage is set for you”… a questo punto Rael barcolla verso il retro del palco, si mette le mani sulla testa in un gesto di disperazione e sparisce mentre parte il bellissimo assolo finale di chitarra… davvero stupefacente! Silent Sorrow serve a riprendere fiato in attesa dell’arrivo dello Slipperman… qui va detto che la ricostruzione dei costumi realizzata é veramente perfetta! Lo Slipperman esce faticosamente dal bozzolo rosso in cui si trova e si mostra in tutto il suo “splendore”: Denis è straordinario a replicare le mosse e la camminata di Peter così come tramandateci da quei pochi frammenti di 8mm dei concerti originali che abbiamo avuto occasione di vedere. Ci rendiamo conto della difficoltà di cantare in quelle condizioni, il che ci rende meno severi nel giudicare la scelta di Peter di registrare nuovamente almeno questa parte del concerto dello Shrine sugli Archives. Lo Slipperman cammina su e giù per lo stage, e quando si avvicina al chitarrista solista, questi stacca un tubo dal grottesco costume, sgonfiando i giganteschi testicoli dell’amorfo per rappresentare l’avvenuto taglio del “tergicristallo” (“windscreenwiper”) da parte del Doktor Dyper. Si prosegue con l’altalena di suoni ed emozioni che caratterizzano i brani successivi, Ravine, The Light Dies Down On Broadway, al termine della quale vi é l’unico momento del concerto nel quale Peter suona l’oboe, e Riding The Scree. Si arriva così alla melanconica melodia di In The Rapids, cantata da Denis-Peter tenendo il giubbotto dietro le spalle con una mano, per poi esplodere letteralmente, appena pronunciate le parole “Something’s changed, that’s not your face, it’s mine! It’s mine!” nel grande finale di IT, con fiamme che si levano al centro del palco ed una immagine davvero suggestiva dei due Rael ai lati opposti dello stesso, quello autentico a sinistra ed il “dummy”, il manichino, sulla destra. Mentre sui tre schermi passano le lettere “it”, Denis sfoggia un’altra grande performance e ci conduce al termine di un viaggio straordinario che fino ad oggi avevamo solo sognato di poter compiere. Siamo tutti stravolti e felici, al punto di quasi non renderci conto che non é finita qui… la band (ad eccezione di Denis, sparito dal palco appena terminata la musica) rimane a raccogliere gli applausi scroscianti, in attesa che dopo qualche minuto una figura vestita di nero li raggiunga… é il momento di The Musical Box, tradizionale primo encore del Lamb Tour. L’introduzione parlata é perfetta, e la performance é grandiosa, con l’apoteosi finale quando l’Old Man conclude il brano cantando “Now Now Now Now” con la sua maschera illuminata da una luce gialla, mentre il resto dello stage rimane completamente buio. Al crollo in terra del vecchio al termine del brano, quasi automaticamente si alzano tutti in piedi ad applaudire ed urlare il proprio entusiasmo! A questo punto tutta la band lascia il palco salutando il pubblico, che continua ad urlare ed applaudire per circa dieci minuti senza sosta! Ci guardiamo intorno, ma ecco che qualcosa si muove sul palco… è la band che rientra per il secondo bis, ma senza Denis-Peter… ancora qualche secondo, ed ecco che dietro gli schermi bianchi appare una silhouette nera inconfondibile… è il Guardiano dei Cieli, il Watcher of the Skies, con le sue celebri Batwings… la performance é semplicemente perfetta, ogni mossa é studiata ed ogni nota scorre come se quegli strumenti fossero suonati da Tony, Mike, Steve, Phil e Peter… la riproposizione dei costumi é quanto mai fedele all’originale, del resto la macchina dei Musical Box é perfettamente oliata per quanto riguarda questi brani finali, rappresentati per anni con sempre maggiore precisione ed accuratezza. Siamo davvero alla fine ora, emotivamente stremati, ma continueremmo ad ascoltare questa musica e questa band per ore ed ore… Grazie, simpatici e bravissimi ragazzi canadesi… grazie per averci fatto vivere quattro concerti, quattro serate straordinarie. Ogni sera il livello musicale e soprattutto l’organizzazione scenica é andata migliorando (le esplosioni hanno ad esempio cominciato a funzionare perfettamente a partire dal terzo concerto), fino a realizzare una performance praticamente perfetta nell’ultima serata, al termine della quale non abbiamo potuto fare a meno di pensare all’ultimo concerto di The Lamb che i Genesis tennero in Francia, a St. Etienne, quando Peter suonò The Last Post con il suo oboe… ma in realtà si é trattato non della fine, bensì dell’inizio di un’avventura, di un tour che finalmente arriva ad essere rappresentato, con la necessaria benedizione dei “Genesis e Peter Gabriel” (come curiosamente, o forse significativamente, indicato sulla locandina dei concerti), non solo in Canada, ma anche in Europa. E quale paese attenderà The Lamb con maggiore attesa ed emozione del nostro?

Paolo Scattarreggia

(adattamento da una recensione apparsa nel n. 34 di Dusk, dicembre 2000)

   
   

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