La scaletta

La Dusk e-band a Bisceglie (BA) - 21 luglio 2003

La dusk e-band

Dodo/Lurker
Abacab
Firth of fifth
The lamb/Fly on a windshield/Broadway melody of 1974/Anyway
The return of the giant hogweed
Duke's travels
Dance on a volcano/Los Endos

Tutte le foto sono di Antonio Rossi
 


Il Pubblico di Bisceglie

Il Pubblico di Bisceglie

I nostri recensori

    

   

La recensione di
Andrea "rAEL" Monaco
La recensione di
Achille Benigni


Terza prova dal vivo per la Dusk E-B@nd nella loro prima tappa "meridionale" all'Anfiteatro di Bisceglie. Devo confessare che aspettavo da tempo quest'evento, in quanto avevo sfortunatamente perso le date di Medicina e Forlì, ma poi assistito alle prove romane che, seppur travagliate nel solito mare di problemi tecnici, mi hanno fatto conoscere un gruppo piuttosto affiatato (paradossalmente, data la distanza che separa ciascun componente dagli altri) e sopratutto con una gran voglia di suonare e divertirsi. Questa data meridionale non poteva vedermi assente, in quanto organizzata proprio nella mia regione, ed infatti (con mia grande soddisfazione) dopo un viaggio tribolato sono riuscito a giungere al luogo designato al concerto, dove oltre a passare una splendida serata, ho potuto conoscere il beatlesiano Antonio Rossi ("mecenate" dell'evento) nonché Achille Benigni e Salvatore Intragna, con i quali ho condiviso cena e chiacchiere (musicali ovviamente). Il Teatro Mediterraneo (così si chiama l'anfiteatro) può contare all'incirca 600-700 posti, ed offre una splendida vista marina che ha contribuito ad esaltare le atmosfere musicali (splendido il tramonto a cui abbiamo potuto assistere durante il sound-check). Il concerto prevedeva l'esibizione dei Floyd Machine (tribute-band dei Pink Floyd piuttosto preparata in cui Paolo Bonori suona le tastiere) in veste di ospiti prima della Dusk E-B@nd. Purtroppo il soundcheck, durato troppo a lungo, ha fatto sì che si creasse un ritardo significativo che ha colpito entrambi i gruppi, ma penalizzando di più i Nostri: i Floyd Machine hanno infatti terminato poco prima delle 23:30 (colpa anche però dei nutriti bis offerti al pubblico). A mezz'ora dalle dodici la Dusk E-B@nd ha potuto iniziare a suonare, mentre una parte del pubblico (non troppo folta in verità) ha lasciato l'Anfiteatro nel "gap" tra le due esibizioni (era pur sempre un lunedì). Quest'attesa forzata, che ha colpito anche noi sostenitori duskiani che (senza nulla togliere ai Floyd Machine, piuttosto bravi) attendevamo con ansia il famoso concerto dei nostri amici, ha male inciso sull'umore del gruppo, che si è presentato in uno stato piuttosto nervoso sul palco (tranne Paolo Bonori che, già "riscaldato", sembrava il più tranquillo di tutti). Questo stato di nervosismo si è palesato soprattutto nei primi due brani ("Dodo/Lurker" e "Abacab"), mentre il resto della serata è proceduto in maniera quasi del tutto impeccabile. In "Dodo" Riccardo Grotto aveva clamorosamente dimenticato inserito un preset sulla tastiera che non c'entrava assolutamente nulla con il brano: questa stonatura evidente (complice il volume dello strumento che in questo brano necessariamente deve essere tenuto più alto rispetto agli altri) è stata per fortuna corretta immediatamente dal nostro agile e sempre pronto tastierista. La canzone si è sviluppata correttamente, pur incarnando la tensione emotiva del gruppo. In "Abacab" Dardo Binetti ha mostrato qualche insicurezza nella parte precedente il cantato, ma poi tutti insieme hanno completato alla grande il brano, che è servito a rifondere fiducia negli animi dei Nostri, che infatti hanno proseguito egregiamente il concerto. Tra i "fedeli" rimasti a sentirli, c'era un nutrito gruppo di giovani che sembravano piuttosto preparati nell'ambito genesisiano, ed infatti, appena conclusisi i due brani d'apertura (accolti da applausi festanti) hanno cominciato a richiedere brani dell'epoca prog. Tra le varie voci si è levata un "FIRTH OF FIFTH!!!!", che ha incontrato il sorriso di Riccardo che faceva capire a gesti che era proprio quella la canzone che si apprestavano a suonare. Ed infatti ecco esplodere l'inizio del brano (senza l'intro di piano però.... sigh....), portato avanti abbastanza fedelmente dal gruppo. Un unico appunto per il tastierista: nella parte sostitutiva del flauto ha adoperato un suono che non aveva nulla a che fare col flauto, ed inoltre (cosa ben più grave) ha coperto eccessivamente il solo di chitarra (riprodotto fedelmente da un Dardo Binetti in gran forma), ma forse questo è dipeso esclusivamente dal fonico (oggetto di una serie di critiche da parte dell'ottimo Benigni snocciolate per tutta la durata del concerto). Ed ecco che arriva il climax forse dell'intera serata: il medley "agnellesco" composto da "The Lamb Lies Down On Broadway", "Fly On A Windshield", "Broadway Melody Of 1974" e "Anyway". Prima di iniziare Roberto Capparucci (un simpaticissimo intrattenitore oltrechè un bravo cantante) e Riccardo Grotto hanno scherzato un po' col pubblico, il quale ha preso il tastierista (con un "coppolino" sgargiante) un po' come mascotte ricoprendolo, a ragione, di complimenti ("TONY BANKS!!!!", "CHOPIN!!!!!"). Dopo un'ultima battuta ("allora, la faccio veloce, lenta o non ve ne frega niente?") Riccardo si lancia in una perfetta esecuzione dell'intro di "The Lamb Lies Down On Broadway", dando inizio così ad un medley eccezionale, nel quale si sono distinti il cantante (Roberto, con la sua voce "gabrielliana", era a suo agio più che mai) e il chitarrista (Dardo, ispiratissimo, si è prodigato nel solo di "Broadway Melody Of 1974", ripagandoci ampiamente delle piccole "cannature" su "Abacab"). La serata prosegue poi con un'altra chicca: una fedelissima versione di "The Return Of The Giant Hogweed" che ci ha davvero stupito. Persinanco i "rumorini" di Hackett durante il ritornello presenti nella versione su "Live" sono stati riprodotti alla perfezione da Dardo. "Vi lascio un momento soli con questi.... signori" annuncia Roberto ritirandosi dietro le quinte (con dispiacere delle ammaliate fanciulle presenti), giusto in tempo per far partire una grande versione di "Duke's Travels/Duke's End", dove Attilio Rovai ha incontrato qualche incertezza.... perdonabilissima comunque, dato che ha letteralmente "macinato" tutti i brani del concerto con una meticolosa precisione degna di una macchina ed una impassibilità facciale che esplicitava la piena padronanza dello strumento. La serata si chiude con "Dance On A Volcano/Los Endos", in cui è ancora una volta il batterista a risaltare nel bridge tra i due brani (che non ha ricalcato quello di Collins ma è stato improvvisato), anche se sfortunatamente durante "Los Endos" ha avuto qualche problema con il rullante, il che ha causato qualche ritardo nelle entrate delle varie sezioni, che sono state comunque eseguite con energia (con quella poca rimasta, dato che erano tutti un po' provati). Purtroppo proprio a due minuti dalla fine del brano è andata via la corrente, non si sa se per qualche surriscaldamento o tolta da qualche fin troppo diligente tutore dell'ordine che, vista l'ora tarda (si era oramai fatta l'una a causa dei vari ritardi) a "pensato bene" di usare mezzi concreti per riportare la pace nella città (che per altro non doveva essere molto colpita dalla musica dei Nostri, visto che il suono di perdeva direttamente sul mare). Quello che possiamo dire (in attesa di accertamenti sull'incidente) è che sicuramente la corrente non è stata tolta da un amante dei Genesis, perchè la Dusk E-B@nd ci ha regalato una gran serata, costellata indubbiamente da alti e bassi, ma pur sempre un bel concerto che ha rinverdito nei nostri cuori i fasti oramai (ahimè) trascorsi dei Genesis. Un aspetto fondamentale del concerto biscegliese, che non manco mai di sottolineare, è stata la magia del clima familiare che si è venuto a creare: il pubblico era raccolto in folti gruppi in un silenzio religioso che esplodeva in sinceri applausi alla fine di ogni brano. Quando la corrente se n'è andata si sono tutti precipitati sul palco in segno di solidarietà verso i Nostri, non mancando di pregarli di continuare una volta che, dopo qualche minuto, è tornata la corrente. La fine brusca del concerto ci ha lasciato un po' di amaro in gola, soprattutto dopo che i Nostri ci hanno confessato che era in programma un medley di "In That Quiet Earth" con "Apocalypse In 9/8" (speriamo vivamente di non aspettare troppo per la prossima data del gruppo, allora, che già ci è venuta l'acquolina in bocca...), ma rimane comunque il ricordo di una piacevolissima serata, resa ancora più godibile da Antonio Rossi, amabile intrattenitore che si è davvero prodigato sia per me (per farmi arrivare fino al luogo del concerto e successivamente per farmi riprendere la strada del ritorno) che per gli altri duskiani ("raccomandandoci" nella pizzeria dove abbiamo raccolto le forze per assistere al concerto). Che altro aggiungere? Rinnovo i miei complimenti all'intero gruppo, con una particolar menzione per Paolo Bonori, che dopo tre ore e mezzo di concerto (più tutto il sound-check pomeridiano in cui è stato messo ai lavori forzati) era letteralmente stremato e prego tutti loro di suonare nuovamente il più presto possibile, soprattutto perché, nella fretta di andarmene data l'ora tarda, mi sono imperdonabilmente dimenticato di farmi autografare la locandina!!! La cosa più bella e gratificante di queste occasioni, al di là del piacere che personalmente provo nell'ascoltare la mia musica preferita, è il fatto di poter incontrare degli Amici. Persone con le quali ho un rapporto puramente epistolare o telematico dovuto al fatto che viviamo in città diverse, spesso anche molto lontane e che mi farebbe piacere frequentare anche nella vita di tutti i giorni. Sono contentissimo di aver incontrato Paolo Bonori (peraltro riconosciuto prima ancora che Dardo me lo indicasse....immaginate un sosia di Mike Rutherford che nella calura pomeridiana si aggira madido di sudore in mezzo a un groviglio di cavi e apparecchiature) così come di rivedere Riccardo con i suoi improbabili cappellini (l'ultima volta era stato 2 anni prima in occasione del concerto di un'altra band che ovviamente non citerò per non essere accusato di "offtopicismo") e gli squisiti anfitrioni Dardo e Antonio Rossi. E' stata una piacevole sorpresa scoprire che Attilio Rovai descritto come "persona schiva e taciturna" in realtà è un grande chiacchierone (chiedete a Salvatore...) così come di fare la conoscenza di Daniele Orsi e della sua gentile consorte nonchè del mitico Rael, anzi rAEL/Andrea, giovanissimo ma anche competentissimo progster con il quale davanti a una capricciosa (6,5) ho potuto scambiare 4 chiacchiere a base di Zappa e kraut rock.... Inoltre il posto era bellissimo (9) faceva caldo e il mare era splendido, non sfruttare l'occasione per fare un bagno sarebbe stato un delitto. In definitiva già la cornice mi avrebbe appagato, però visto che c'è stato anche un concerto, come dicevo poc'anzi non posso esimermi dal dire qualcosa al riguardo (Paolo se lo aspetta, mi pare.... :-) Già dal pomeriggio si era capito che si sarebbe fatto tardi (le operazioni di montaggio degli strumenti e del palco erano iniziate in ritardo). La cosa è divenuta chiara quando, tornando dal ristorante verso le 21.30, abbiamo scoperto che i Floyd Machine avevano appena iniziato a suonare. E lo hanno fatto per oltre un ora e mezza. Ogni tanto sembrava che stessero per chiudere, il bassista ringraziava, il batterista diceva "siete un pubblico fantastico" il chitarrista si toglieva la chitarra.....però era una finta, e riattaccavano. Probabilmente è dipeso dal fatto che il pubblico li incoraggiava (del resto è risaputo che i Floyd fanno più audience dei Genesis soprattutto di questi tempi) e che nessuno gli ha detto niente forse per buona educazione. Quella che avrebbe dovuto suggerire ai FM di sbaraccare un po' prima, tenuto conto che erano degli ospiti. Forse sarebbe stato meglio per la Dusk e-b@nd suonare prima o forse sarebbe bastato - come ha detto Daniele - fare un semplice briefing prima del concerto per concordare i tagli alle rispettive scalette, ma tant'è, col senno di poi.... Ad ogni modo la Dusk e-B@nd che doveva essere protagonista della serata ha finito col salire sul palco alle 23.30. Parte del pubblico era andata via (era pur sempre lunedì) anche se c'era ancora un discreto numero di persone oltretutto molto attente, a differenza del pubblico dei Floyd Machine che era formato anche da una miriade di spettatori occasionali (leggi arzilli vecchietti, mamme con bambini o turisti della domenica, anzi del lunedì). La prova di questa "occasionalità" l'ho avuta quando durante le prove un tizio mi ha rivolto la seguente domanda "scusi, ma sono questi i veri Pink Floyd?" (giuro). Gli ho detto che i Pink Floyd non avevano potuto partecipare ed avevano mandato dei sosia (che poi era anche un po' vero visto che il chitarrista sembrava Gilmour anche nella postura) Insomma alla fine i nostri sono saliti sul palco e dopo soli 10 minuti di break (il più rapido change-over della storia del rock) hanno attaccato con Dodo. L'inizio non è stato dei migliori visto che Rikk, forse per la fretta di cominciare, ha clamorosamente cannato il suono di tastiere. Ma è stata una delle poche incertezze di una performance per il resto impeccabile. Anzi, a scanso di equivoci, voglio chiarire una cosa. Per essere una band che ha fatto in tutto 4 o 5 session di prove questi ragazzi sono semplicemente prodigiosi. Posso solo immaginare cosa combinerebbero se potessero suonare più spesso assieme... Non mi dilungo sulla scaletta perchè ne hanno già parlato gli altri. Le cose migliori? Sicuramente The Return (perfetta) e il medley di the Lamb (una specie di nuova versione dello "stufato di agnello" con Anyway dopo Broadwy melody of 1974). I siparietti di Riccardo. Oltre a saper maneggiare la tastiere è un vero cabarettista (un tempo mi pare lo facesse per hobby, vero Rikk? :-)). Memorabile la sua introduzione di The Lamb ("la faccio veloce, piano o non ve frega un cazzo?"), Secondo me meriterebbe più spazio. In generale ho apprezzato il fatto che nessuno si prendeva troppo sul serio....i ragazzi scherzavano, c'era insomma un'atmosfera molto rilassata e questo ha reso il concerto ancora più godibile. Roberto è un bravo cantante e un ottimo frontman. Se la cava bene sia sul repertorio di Gabriel che su quello di Collins e questo è già raro nell'universo delle cover band. In più ha anche un discreto appeal su una parte del pubblico a giudicare dai gridolini estasiati di alcune giovani fan femminili che provenivano dalla mia destra..... peccato per lui che siano andate via prima della fine (fatale è stato il lungo bridge strumentale su Duke Travels quando Roberto è uscito dal palco...:-)...) Bravissimi anche Attilio (batterista di talento, molto collinsiano), Paolo (grande doppio manico) e Dardo (l'avvocheto mashereto) che se l'è cavata benissimo sul repertorio di Hackett e le uniche stecche le ha prese paradossalmente sui pezzi di Rutherford (che sono notoriamente più facili). Il pubblico insomma non ci ha messo molto per capire chi fosse il suo chitarrista preferito...:-) Un'ultima cosa. C'è un pezzo che nessuna cover band riesce ad eseguire come Dio comanda ed è Dance on a volcano (dopo averne sentite 3 posso dirlo) Non credo sia tanto una questione difficoltà esecutiva, quanto di timbri e di dinamiche, come lo stesso Riccardo mi ha confermato alla fine del concerto. Ecco, la fine. Doveva venire dopo Los Endos, ma qualche genio ha deciso che si era fatto troppo tardi e che gli abitanti della zona dovevano andare dormire e ha staccato la corrente un minuto prima che il brano finisse. Una sensazione sgradevole. Lo è stata per me sugli spalti, immagino per i ragazzi che stavano suonando. Certi crimini andrebbero puniti con la reclusione. Ancora non capisco come possa essere successo, considerato che Antonio è consigliere comunale di maggioranza, posso solo azzardare qualche ipotesi: 1) nella zona abita il capogruppo dell'opposizione; 2) Il custode del'anfiteatro ha votato per l'opposizione; 3) Il custode odia la musica dei Genesis; 4) Il custode ama la musica dei Genesis.... :-) Scherzi a parte, alla fine ero piuttosto incazzato (1 ora di concerto è troppo poco...) oltre al fatto che avrei voluto restare, ma dovevo andarmene perchè nel frattempo si era fatto tremendamente tardi. Così ho salutato l'allegra brigata e sono ripartito insieme a Salvatore con un po' di amaro in bocca. Spero che la prossima volta si possa fare tutto con più calma perchè credetemi ne vale la pena.
Roberto Capparucci
Dardo Binetti e Paolo Bonori
Attilio Rovai
Riccardo Grotto
Il soundcheck

Il tramonto

 

i prossimi concerti:

30 agosto - Sarnano (MC)
14 settembre - Fratta di Forlì (con i Floyd Machine)