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La recensione di
Andrea "rAEL" Monaco |
La recensione di
Achille Benigni |
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Terza prova dal vivo per la Dusk E-B@nd nella
loro prima tappa "meridionale" all'Anfiteatro di Bisceglie. Devo confessare
che aspettavo da tempo quest'evento, in quanto avevo sfortunatamente perso
le date di Medicina e Forlì, ma poi assistito alle prove romane che, seppur
travagliate nel solito mare di problemi tecnici, mi hanno fatto conoscere un
gruppo piuttosto affiatato (paradossalmente, data la distanza che separa
ciascun componente dagli altri) e sopratutto con una gran voglia di suonare
e divertirsi. Questa data meridionale non poteva vedermi assente, in quanto
organizzata proprio nella mia regione, ed infatti (con mia grande
soddisfazione) dopo un viaggio tribolato sono riuscito a giungere al luogo
designato al concerto, dove oltre a passare una splendida serata, ho potuto
conoscere il beatlesiano Antonio Rossi ("mecenate" dell'evento) nonché
Achille Benigni e Salvatore Intragna, con i quali ho condiviso cena e
chiacchiere (musicali ovviamente). Il Teatro Mediterraneo (così si chiama
l'anfiteatro) può contare all'incirca 600-700 posti, ed offre una splendida
vista marina che ha contribuito ad esaltare le atmosfere musicali (splendido
il tramonto a cui abbiamo potuto assistere durante il sound-check). Il
concerto prevedeva l'esibizione dei Floyd Machine (tribute-band dei Pink
Floyd piuttosto preparata in cui Paolo Bonori suona le tastiere) in veste di
ospiti prima della Dusk E-B@nd. Purtroppo il soundcheck, durato troppo a
lungo, ha fatto sì che si creasse un ritardo significativo che ha colpito
entrambi i gruppi, ma penalizzando di più i Nostri: i Floyd Machine hanno
infatti terminato poco prima delle 23:30 (colpa anche però dei nutriti bis
offerti al pubblico). A mezz'ora dalle dodici la Dusk E-B@nd ha potuto
iniziare a suonare, mentre una parte del pubblico (non troppo folta in
verità) ha lasciato l'Anfiteatro nel "gap" tra le due esibizioni (era pur
sempre un lunedì). Quest'attesa forzata, che ha colpito anche noi
sostenitori duskiani che (senza nulla togliere ai Floyd Machine, piuttosto
bravi) attendevamo con ansia il famoso concerto dei nostri amici, ha male
inciso sull'umore del gruppo, che si è presentato in uno stato piuttosto
nervoso sul palco (tranne Paolo Bonori che, già "riscaldato", sembrava il
più tranquillo di tutti). Questo stato di nervosismo si è palesato
soprattutto nei primi due brani ("Dodo/Lurker" e "Abacab"), mentre il resto
della serata è proceduto in maniera quasi del tutto impeccabile. In "Dodo"
Riccardo Grotto aveva clamorosamente dimenticato inserito un preset sulla
tastiera che non c'entrava assolutamente nulla con il brano: questa
stonatura evidente (complice il volume dello strumento che in questo brano
necessariamente deve essere tenuto più alto rispetto agli altri) è stata per
fortuna corretta immediatamente dal nostro agile e sempre pronto
tastierista. La canzone si è sviluppata correttamente, pur incarnando la
tensione emotiva del gruppo. In "Abacab" Dardo Binetti ha mostrato qualche
insicurezza nella parte precedente il cantato, ma poi tutti insieme hanno
completato alla grande il brano, che è servito a rifondere fiducia negli
animi dei Nostri, che infatti hanno proseguito egregiamente il concerto. Tra
i "fedeli" rimasti a sentirli, c'era un nutrito gruppo di giovani che
sembravano piuttosto preparati nell'ambito genesisiano, ed infatti, appena
conclusisi i due brani d'apertura (accolti da applausi festanti) hanno
cominciato a richiedere brani dell'epoca prog. Tra le varie voci si è levata
un "FIRTH OF FIFTH!!!!", che ha incontrato il sorriso di Riccardo che faceva
capire a gesti che era proprio quella la canzone che si apprestavano a
suonare. Ed infatti ecco esplodere l'inizio del brano (senza l'intro di
piano però.... sigh....), portato avanti abbastanza fedelmente dal gruppo.
Un unico appunto per il tastierista: nella parte sostitutiva del flauto ha
adoperato un suono che non aveva nulla a che fare col flauto, ed inoltre
(cosa ben più grave) ha coperto eccessivamente il solo di chitarra
(riprodotto fedelmente da un Dardo Binetti in gran forma), ma forse questo è
dipeso esclusivamente dal fonico (oggetto di una serie di critiche da parte
dell'ottimo Benigni snocciolate per tutta la durata del concerto). Ed ecco
che arriva il climax forse dell'intera serata: il medley "agnellesco"
composto da "The Lamb Lies Down On Broadway", "Fly On A Windshield", "Broadway
Melody Of 1974" e "Anyway". Prima di iniziare Roberto Capparucci (un
simpaticissimo intrattenitore oltrechè un bravo cantante) e Riccardo Grotto
hanno scherzato un po' col pubblico, il quale ha preso il tastierista (con
un "coppolino" sgargiante) un po' come mascotte ricoprendolo, a ragione, di
complimenti ("TONY BANKS!!!!", "CHOPIN!!!!!"). Dopo un'ultima battuta
("allora, la faccio veloce, lenta o non ve ne frega niente?") Riccardo si
lancia in una perfetta esecuzione dell'intro di "The Lamb Lies Down On
Broadway", dando inizio così ad un medley eccezionale, nel quale si sono
distinti il cantante (Roberto, con la sua voce "gabrielliana", era a suo
agio più che mai) e il chitarrista (Dardo, ispiratissimo, si è prodigato nel
solo di "Broadway Melody Of 1974", ripagandoci ampiamente delle piccole "cannature"
su "Abacab"). La serata prosegue poi con un'altra chicca: una fedelissima
versione di "The Return Of The Giant Hogweed" che ci ha davvero stupito.
Persinanco i "rumorini" di Hackett durante il ritornello presenti nella
versione su "Live" sono stati riprodotti alla perfezione da Dardo. "Vi
lascio un momento soli con questi.... signori" annuncia Roberto ritirandosi
dietro le quinte (con dispiacere delle ammaliate fanciulle presenti), giusto
in tempo per far partire una grande versione di "Duke's Travels/Duke's End",
dove Attilio Rovai ha incontrato qualche incertezza.... perdonabilissima
comunque, dato che ha letteralmente "macinato" tutti i brani del concerto
con una meticolosa precisione degna di una macchina ed una impassibilità
facciale che esplicitava la piena padronanza dello strumento. La serata si
chiude con "Dance On A Volcano/Los Endos", in cui è ancora una volta il
batterista a risaltare nel bridge tra i due brani (che non ha ricalcato
quello di Collins ma è stato improvvisato), anche se sfortunatamente durante
"Los Endos" ha avuto qualche problema con il rullante, il che ha causato
qualche ritardo nelle entrate delle varie sezioni, che sono state comunque
eseguite con energia (con quella poca rimasta, dato che erano tutti un po'
provati). Purtroppo proprio a due minuti dalla fine del brano è andata via
la corrente, non si sa se per qualche surriscaldamento o tolta da qualche
fin troppo diligente tutore dell'ordine che, vista l'ora tarda (si era
oramai fatta l'una a causa dei vari ritardi) a "pensato bene" di usare mezzi
concreti per riportare la pace nella città (che per altro non doveva essere
molto colpita dalla musica dei Nostri, visto che il suono di perdeva
direttamente sul mare). Quello che possiamo dire (in attesa di accertamenti
sull'incidente) è che sicuramente la corrente non è stata tolta da un amante
dei Genesis, perchè la Dusk E-B@nd ci ha regalato una gran serata,
costellata indubbiamente da alti e bassi, ma pur sempre un bel concerto che
ha rinverdito nei nostri cuori i fasti oramai (ahimè) trascorsi dei Genesis.
Un aspetto fondamentale del concerto biscegliese, che non manco mai di
sottolineare, è stata la magia del clima familiare che si è venuto a creare:
il pubblico era raccolto in folti gruppi in un silenzio religioso che
esplodeva in sinceri applausi alla fine di ogni brano. Quando la corrente se
n'è andata si sono tutti precipitati sul palco in segno di solidarietà verso
i Nostri, non mancando di pregarli di continuare una volta che, dopo qualche
minuto, è tornata la corrente. La fine brusca del concerto ci ha lasciato un
po' di amaro in gola, soprattutto dopo che i Nostri ci hanno confessato che
era in programma un medley di "In That Quiet Earth" con "Apocalypse In 9/8"
(speriamo vivamente di non aspettare troppo per la prossima data del gruppo,
allora, che già ci è venuta l'acquolina in bocca...), ma rimane comunque il
ricordo di una piacevolissima serata, resa ancora più godibile da Antonio
Rossi, amabile intrattenitore che si è davvero prodigato sia per me (per
farmi arrivare fino al luogo del concerto e successivamente per farmi
riprendere la strada del ritorno) che per gli altri duskiani
("raccomandandoci" nella pizzeria dove abbiamo raccolto le forze per
assistere al concerto). Che altro aggiungere? Rinnovo i miei complimenti
all'intero gruppo, con una particolar menzione per Paolo Bonori, che dopo
tre ore e mezzo di concerto (più tutto il sound-check pomeridiano in cui è
stato messo ai lavori forzati) era letteralmente stremato e prego tutti loro
di suonare nuovamente il più presto possibile, soprattutto perché, nella
fretta di andarmene data l'ora tarda, mi sono imperdonabilmente dimenticato
di farmi autografare la locandina!!! |
La cosa più bella e
gratificante di queste occasioni, al di là del piacere che personalmente
provo nell'ascoltare la mia musica preferita, è il fatto di poter incontrare
degli Amici. Persone con le quali ho un rapporto puramente epistolare o
telematico dovuto al fatto che viviamo in città diverse, spesso anche molto
lontane e che mi farebbe piacere frequentare anche nella vita di tutti i
giorni. Sono contentissimo di aver incontrato Paolo Bonori (peraltro
riconosciuto prima ancora che Dardo me lo indicasse....immaginate un sosia
di Mike Rutherford che nella calura pomeridiana si aggira madido di sudore
in mezzo a un groviglio di cavi e apparecchiature) così come di rivedere
Riccardo con i suoi improbabili cappellini (l'ultima volta era stato 2 anni
prima in occasione del concerto di un'altra band che ovviamente non citerò
per non essere accusato di "offtopicismo") e gli squisiti anfitrioni Dardo e
Antonio Rossi. E' stata una piacevole sorpresa scoprire che Attilio Rovai
descritto come "persona schiva e taciturna" in realtà è un grande
chiacchierone (chiedete a Salvatore...) così come di fare la conoscenza di
Daniele Orsi e della sua gentile consorte nonchè del mitico Rael, anzi rAEL/Andrea,
giovanissimo ma anche competentissimo progster con il quale davanti a una
capricciosa (6,5) ho potuto scambiare 4 chiacchiere a base di Zappa e kraut
rock.... Inoltre il posto era bellissimo (9) faceva caldo e il mare era
splendido, non sfruttare l'occasione per fare un bagno sarebbe stato un
delitto. In definitiva già la cornice mi avrebbe appagato, però visto che
c'è stato anche un concerto, come dicevo poc'anzi non posso esimermi dal
dire qualcosa al riguardo (Paolo se lo aspetta, mi pare.... :-) Già dal
pomeriggio si era capito che si sarebbe fatto tardi (le operazioni di
montaggio degli strumenti e del palco erano iniziate in ritardo). La cosa è
divenuta chiara quando, tornando dal ristorante verso le 21.30, abbiamo
scoperto che i Floyd Machine avevano appena iniziato a suonare. E lo hanno
fatto per oltre un ora e mezza. Ogni tanto sembrava che stessero per
chiudere, il bassista ringraziava, il batterista diceva "siete un pubblico
fantastico" il chitarrista si toglieva la chitarra.....però era una finta, e
riattaccavano. Probabilmente è dipeso dal fatto che il pubblico li
incoraggiava (del resto è risaputo che i Floyd fanno più audience dei
Genesis soprattutto di questi tempi) e che nessuno gli ha detto niente forse
per buona educazione. Quella che avrebbe dovuto suggerire ai FM di
sbaraccare un po' prima, tenuto conto che erano degli ospiti. Forse sarebbe
stato meglio per la Dusk e-b@nd suonare prima o forse sarebbe bastato - come
ha detto Daniele - fare un semplice briefing prima del concerto per
concordare i tagli alle rispettive scalette, ma tant'è, col senno di poi....
Ad ogni modo la Dusk e-B@nd che doveva essere protagonista della serata ha
finito col salire sul palco alle 23.30. Parte del pubblico era andata via
(era pur sempre lunedì) anche se c'era ancora un discreto numero di persone
oltretutto molto attente, a differenza del pubblico dei Floyd Machine che
era formato anche da una miriade di spettatori occasionali (leggi arzilli
vecchietti, mamme con bambini o turisti della domenica, anzi del lunedì). La
prova di questa "occasionalità" l'ho avuta quando durante le prove un tizio
mi ha rivolto la seguente domanda "scusi, ma sono questi i veri Pink Floyd?"
(giuro). Gli ho detto che i Pink Floyd non avevano potuto partecipare ed
avevano mandato dei sosia (che poi era anche un po' vero visto che il
chitarrista sembrava Gilmour anche nella postura) Insomma alla fine i nostri
sono saliti sul palco e dopo soli 10 minuti di break (il più rapido
change-over della storia del rock) hanno attaccato con Dodo. L'inizio non è
stato dei migliori visto che Rikk, forse per la fretta di cominciare, ha
clamorosamente cannato il suono di tastiere. Ma è stata una delle poche
incertezze di una performance per il resto impeccabile. Anzi, a scanso di
equivoci, voglio chiarire una cosa. Per essere una band che ha fatto in
tutto 4 o 5 session di prove questi ragazzi sono semplicemente prodigiosi.
Posso solo immaginare cosa combinerebbero se potessero suonare più spesso
assieme... Non mi dilungo sulla scaletta perchè ne hanno già parlato gli
altri. Le cose migliori? Sicuramente The Return (perfetta) e il medley di
the Lamb (una specie di nuova versione dello "stufato di agnello" con Anyway
dopo Broadwy melody of 1974). I siparietti di Riccardo. Oltre a saper
maneggiare la tastiere è un vero cabarettista (un tempo mi pare lo facesse
per hobby, vero Rikk? :-)). Memorabile la sua introduzione di The Lamb ("la
faccio veloce, piano o non ve frega un cazzo?"), Secondo me meriterebbe più
spazio. In generale ho apprezzato il fatto che nessuno si prendeva troppo
sul serio....i ragazzi scherzavano, c'era insomma un'atmosfera molto
rilassata e questo ha reso il concerto ancora più godibile. Roberto è un
bravo cantante e un ottimo frontman. Se la cava bene sia sul repertorio di
Gabriel che su quello di Collins e questo è già raro nell'universo delle
cover band. In più ha anche un discreto appeal su una parte del pubblico a
giudicare dai gridolini estasiati di alcune giovani fan femminili che
provenivano dalla mia destra..... peccato per lui che siano andate via prima
della fine (fatale è stato il lungo bridge strumentale su Duke Travels
quando Roberto è uscito dal palco...:-)...) Bravissimi anche Attilio
(batterista di talento, molto collinsiano), Paolo (grande doppio manico) e
Dardo (l'avvocheto mashereto) che se l'è cavata benissimo sul repertorio di
Hackett e le uniche stecche le ha prese paradossalmente sui pezzi di
Rutherford (che sono notoriamente più facili). Il pubblico insomma non ci ha
messo molto per capire chi fosse il suo chitarrista preferito...:-)
Un'ultima cosa. C'è un pezzo che nessuna cover band riesce ad eseguire come
Dio comanda ed è Dance on a volcano (dopo averne sentite 3 posso dirlo) Non
credo sia tanto una questione difficoltà esecutiva, quanto di timbri e di
dinamiche, come lo stesso Riccardo mi ha confermato alla fine del concerto.
Ecco, la fine. Doveva venire dopo Los Endos, ma qualche genio ha deciso che
si era fatto troppo tardi e che gli abitanti della zona dovevano andare
dormire e ha staccato la corrente un minuto prima che il brano finisse. Una
sensazione sgradevole. Lo è stata per me sugli spalti, immagino per i
ragazzi che stavano suonando. Certi crimini andrebbero puniti con la
reclusione. Ancora non capisco come possa essere successo, considerato che
Antonio è consigliere comunale di maggioranza, posso solo azzardare qualche
ipotesi: 1) nella zona abita il capogruppo dell'opposizione; 2) Il custode
del'anfiteatro ha votato per l'opposizione; 3) Il custode odia la musica dei
Genesis; 4) Il custode ama la musica dei Genesis.... :-) Scherzi a parte,
alla fine ero piuttosto incazzato (1 ora di concerto è troppo poco...) oltre
al fatto che avrei voluto restare, ma dovevo andarmene perchè nel frattempo
si era fatto tremendamente tardi. Così ho salutato l'allegra brigata e sono
ripartito insieme a Salvatore con un po' di amaro in bocca. Spero che la
prossima volta si possa fare tutto con più calma perchè credetemi ne vale la
pena. |
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