Medicina Prog festival

Medicina (BO), 13 settembre 2002

Sarà perché l’esperienza di Todi era stata bellissima, sarà perché ancora non riesco togliermi dalla mente che una cover band non è l’originale, sarà perché a 47 anni non smetto di essere un bambino con la voglia di scoprire ogni giorno una nuova cosa, insomma ho deciso che dovevo andare a Medicina. Oltre che dalla ML di Dusk, sapevo del Festival Prog dalla locandina che Sergio De Battisti aveva distribuito proprio a Todi. Sbarcato a Linate dalla Sardegna mi fiondo, mai termine fu più inesatto viste le code sull'A1, a Medicina, dove arriviamo verso le 20 proprio nel bel mezzo del sound-check della nostra Dusk@band. Da lontano le note di “Firth Of Fifth” ci fanno correre verso il palco, sono già tutti all'opera, presentazioni veloci e poi via a mangiare sperando di non fare tardi. I ragazzi mi sembrano molto tesi, consapevoli di quanto li aspetta anche se i temporali dei giorni precedenti hanno fatto sparire un bel po’ delle verdure per loro minacciate da tanti di noi. Li accompagnano le loro eroiche signore e fidanzate, in qualche caso con piccolissimi eredi al seguito. La pizza tarda ad arrivare e così, quando torniamo, i Salmacis sono già all'opera, proprio con il pezzo che ha dato loro il nome "Fountain Of Salmacis". Il sound è buono e così pure l'esecuzione, tutte le sedie sono occupate (forse duecento o più), molti sono in piedi e qualcuno è seduto. Segue un pezzo dei Pink Floyd, "Comfortably Numb", il chitarrista emerge su tutti, la voce di Paolo Cirelli è notevole anche se discontinua a tratti, ed è lui che presenta la storia di Henry e dei vermi nel parco, introducendo così "Supper's Ready". Non è certo un pezzo facile e qualche pecca lo conferma, mentre tra il pubblico qualcuno mostra di non gradire (giovanissimi ed anziani). Finisce l'esibizione dei Salmacis, con la scaletta tagliata per i ritardi con i quali si è partiti. Lo sforzo dell'ottimo Sergio De Battisti e Daniele Orsi (assieme a chissà quanti altri volenterosi) non ha evitato qualche falla organizzativa assolutamente perdonabile. E' proprio Sergio a presentare i nostri baldi giovani della Dusk@band spiegando che hanno provato solo cinque volte e che questo è il loro esordio sul palco. Sono le 22,50 e le prime note di "Watcher Of The Skies" invadono l'aria. Alla batteria Attilio Rovai, al basso Paolo Bonori, chitarra elettrica Dardo Binetti, tastiere Riccardo Grotto e la voce è quella di Roberto Capparucci. Tecnico del suono Rodolfo (Rudy) Siri. Nessuno potrebbe credere a quanto appena detto, sembrano da una vita assieme sul palco, tanto perfetto è il loro affiatamento. L'impasto sonoro è ottimo, sorprende la voce di Roberto e tutti sono splendidi. Ecco "Firth Of Fifth" come nella versione live senza l'introduzione di piano, quindi Riccardo e Dardo si scatenano nelle loro rispettive parti. Prima del pezzo successivo Roberto presenta il gruppo, raccontando la nascita casuale della band e quindi comincia "Home By The Sea". Qui si nota quanto sia gabrielliana la voce solista, nelle parti di Collins la resa non è la stessa ma il suono è sempre all'altezza. Stupisce la precisione di Paolo e la grande maestria di Attilio. Quindi arrivano i pezzi in sequenza tratti da "The Lamb" con la stessa canzone che dà il titolo all'album seguita da "Fly On The Windshield" ed "Anyway". In platea siamo tutti stupiti dalla loro esecuzione, i gesti del fotografo e cameraman ufficiale Ronaldo Antonio Rossi sono eloquenti. Forse col tempo Roberto acquisterà una maggior padronanza del suo ruolo, ma i mezzi della sua voce sono davvero grandi, Dardo continua a ricamare assoli fedelissimi. L'esibizione si conclude con “Duke’s Travels” e "Duke's End" forse uno dei miei preferiti dell'era Collins ed anche qui una sola parola... chapeau! Non c'è tempo per i complimenti perché si deve smontare tutto visto che incombono i Pink Floyd Tribute sul palco. Ora arriva il meritato riposo, i complimenti di tutti e le cibarie prime negate. Si legge la felicità sui loro volti, Roberto non si ferma un istante, Paolo forse non credeva a tanto successo ed anche Attilio (pur ammettendo qualche sbavatura) sotto sotto si vede che è contento. Qualche foto di rito poi si continuano a smontare le varie attrezzature (a me è toccata la mitica batteria di Rovai), quindi arriva il momento dei saluti, il momento peggiore della serata.

Credo che quanto accaduto venerdì sia stato grande, il gruppo di Dusk, tra musicisti e semplici supporter come noi, comincia a cementarsi in qualcosa di veramente bello ed unico. Una serata davvero difficile da dimenticare.

Carlo Tomassetti